martedì 3 luglio 2012

ALL'OPERA DEI PUPI

di GELMINI Gualtiero

Ieri sera nel Consiglio della Circoscrizione 2 abbiamo assistito all’abbandono dell’aula da parte della minoranza infastidita dal comportamento della maggioranza : un piccolo Aventino.

L’ Aventino non è conosciuto solo per essere uno dei sette colli di Roma, ma fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d'opposizione contro il governo fascista, in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti : l’iniziativa consisteva nell’astenersi dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente.

Il periodo, le motivazioni e la gravità erano tali che non si può neppure pensare lontanamente di sovrapporre questo con l’episodio di ieri.

Tuttavia, quanto accaduto in Consiglio la dice lunga circa i rapporti tra le forze politiche all’interno del Consiglio e su ciò che questo determina.

Un atteggiamento simile non depone, e non solo per l’esempio storico precedentemente citato, a favore di una soluzione, qualunque sia l’argomento o la spinta che lo produce.

Non premia una minoranza che, in questo modo, pare abbandonare la lotta gettando via ogni minima possibilità di rappresentare i Cittadini che l’ha votata.

Non premia neppure la soluzione dei problemi contingenti, e non tanto perché non si possa continuare i lavori del Consiglio, quanto perché le scelte vengono determinate senza tener presente altre posizioni legittimate al contributo politico.

Aggiungiamo che, probabilmente, nessun Consigliere può e desidera affermare che questo sia il modo migliore di lavorare.

La maggioranza, però, non può esimersi da qualche mea culpa.

Addossare le responsabilità politiche a chi ha abbandonato la sala è facile ed incontrovertibile, tuttavia è difficile pensare che gli autori di un gesto così significativo siano stati, improvvisamente e tutti insieme, colpiti da qualche forma di pazzia.

Richiedere, ad esempio, una sospensione del Consiglio per una riunione di maggioranza è un atto del tutto privo di rispetto nei confronti non solo della minoranza, ma anche dei Cittadini presenti.

Non è emerso in sede dibattimentale un problema così urgente da essere risolto in quel modo ma, come minimo, trattasi di mera e colpevole disorganizzazione.

Come è possibile che il Presidente non abbia potuto convocare un incontro con la sua maggioranza in un momento precedente ?

Come è possibile che alla richiesta del Presidente nessuno dei suoi Consiglieri, meccanicamente consenzienti, non abbia
almeno chiesto il motivo ?

Erano forse tutti a conoscenza della ragione ?

Ma se così fosse sarebbe anche peggio : un atteggiamento premeditato condiviso !

Tutto questo pare essere un teatrino fatto più di sceneggiatura che di personaggi, dove il vero regista ( non sempre presente alla recita )  fa e disfa la trama di una commedia che a volte muta in farsa ma che in realtà è una tragedia.

Tutto quanto mentre i comprimari pensano di interpretare credendosi protagonisti, invece recitano parti inaudite all’Opera dei Pupi.

Una tragedia che determina la morte della Democrazia, dove viene mutilata la partecipazione ed eliminato qualsiasi valore aggiunto esterno alla maggioranza.

Una gestione per numeri più che per consensi profondi e condivisi, annullando  il coinvolgimento attivo  tutti i soggetti legittimati con la principale attenzione alla pratica del do ut des elettorale e/o politico.

Non mancano i distinguo dei singoli all’interno della maggioranza ; ma quale miglior rifugio politico individuale di quello dell’unità, forse meglio definibile come conveniente asfittico arroccamento per convenienza personale ?.

Certo sarebbe brutto fosse realmente così, ma se diamo una lettura ai programmi od ai documenti nazionali di alcuni Partiti i cui Rappresentanti siedono in Consiglio e fanno parte della maggioranza, non si fa difficoltà ad incontrare disallineamenti o contraddizioni più o meno pesanti con delle posizioni prese in sede consigliare.

Paradossalmente anche le immagini espresse nelle ragioni sociali dei Partiti vengono disattese dai progetti che i loro Rappresentanti votano.

Così anche per quanto riguarda gli atteggiamenti di alcuni di loro.

Insomma, ai poveri tapini e malpensanti è difficile mettere insieme ecologia ed inceneritore, moderato con intransigente, valori con interessi e democratico con la forzatura.

Ma detto ciò, non si deve abbattere ma proseguire sulla strada dell’impegno, soprattutto personale ; ed è proprio a questo che intendo richiamarmi ancora una volta.

Da questa situazione si potrebbe uscire qualora i singoli si facessero carico di queste contraddizioni e levassero la loro voce di disaccordo.

In gioco non c’è un’alleanza di interessi di casta o di partito, ma un avvenire che al momento non promette nulla di buono soprattutto se questa cultura politica continuerà ad imperare assoggettando deboli rappresentanti.

Nessun commento:

Posta un commento