giovedì 31 maggio 2012

CSI Piemonte da ente pubblico a futura S.p.a.

Il CSI Piemonte, consorzio informatico pubblico fra Regione, Province, Atenei, Comune di Torino e altri 90 soggetti territoriali della nostra Regione, è la prima realtà piemontese del settore ICT. Occupa 1200 dipendenti e le attività dell'indotto coinvolgono aziende con centinaia di addetti. Oltre ad operare direttamente per la gestione e lo sviluppo del sistema informativo degli Enti consorziati è impegnato a coinvolgere le aziende piemontesi in progetti ICT a livello nazionale ed internazionale.
Il CSI realizza direttamente progetti di sviluppo e gestisce con suoi dipendenti tutti i sistemi informativi degli enti consorziati arrivando per questo ad avere un positivo rapporto continuativo di fiducia con gli utenti della Pubblica Amministrazione. Parliamo di attività di tutti i giorni, in ambito sanitario (ex: prenotazioni, 118), riscossione tributi, anagrafi, biblioteche, etc…

Alcuni politici hanno deciso di farlo diventare una Società per Azioni, in assenza di un piano industriale, e con mancanza di visibilità sulle reali intenzioni di privatizzarlo oppure di smembrarlo e di vendere alcune parti a soggetti terzi.

La presente petizione ha come obbiettivo il ribadire la necessità di mantenere il CSI UNITO e PUBBLICO, al servizio del cittadino e non come ente di profitto per privati.



Gianmario Cabras

2 commenti:

  1. Con rispetto parlando: Lei non sa di cosa sta parlando!
    Il CSI Piemonte è un divoratore di denaro pubblico (oltre € 150 milioni/anno) dei quali almeno 2/3 servono per pagarsi i propri costi interni: 1200 persone!!
    Sa cosa vuol dire questo? che stiamo spendendo uno sproposito di denaro pubblico per avere ciò che un sano indotto privato saprebbe garantire alla metà del prezzo. provi a guardare quanto spendono regioni come la Toscana, che proprio per non avere una Società di IT "in house" possiede uno tra i Sistemi Informativi regionali più avanzato d'Italia ed un florido indotto ICT regionale. Poi si giri e guardi l'indotto in Regione Piemonte: una moltitudine di microaziende che non generano nè eccellenze nè innovazione nè occupazione paragonabile ad altre regioni del nord. Provi a pensare che sviluppo privato, e quindi sano, potrebbe nascere se si riversassero ogni anno sul mercato regionale € 100 M in più di gare pubbliche sull'Information Tecnology, mi lasci sognare, voglio credere che un giorno potremmo vedere delle gare decenti anche in Piemonte, cosa che non accade più da decenni.

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  2. Io credo invece che uno dei motivi per i quali il "Privato" non abbia avuto fino ad ora sufficiente rilevanza, nell'ict piemontese come altrove, è proprio legato al fatto che 30 anni addietro investire in ICT non rappresentava sufficientemente "proficuo". CSI Piemonte è nato da una intuizione geniale e fa cose di grande valore, con ogni probabilità non sufficientemente valorizzate dalla stessa committenza. Perchè è la classe politica piemontese a non sapere che cosa ha tra le mani e a non saperlo valorizzare, è la stessa classe politica piemontese a credere illusoriamente ( e talvolta per pura convenienza personale, visti i legami di molti esponenti dell'attuale maggioranza con il mondo ict) nel valore assoluto del privato: quello stesso privato che, in molti altri settori, ha significato fallimento bello e buono. Ci sono esempi a bizzeffe in proposito. Chi e quali sarebbero gli operatori privati in grado di far compiere il salto di qualità all'ict piemontese? Le multinazionali che attraverso la catena infinita di scorpori, cessioni di rami d'azienda e similari hanno demansionato centinaia di profili professionali, diminuito gli stipendi, contribuito a disegnare il volto peggiore del settore? Certo CSI abbisogna di miglioramenti, ci mancherebbe. Ma basta con questo leit-motiv del "carrozzone": le 1200 persone definite solo come "costi interni", sono stimati professionisti che fanno molto. Potrebbero far meglio, come tutti. Ma quello che fanno non è poco. Glielo posso assicurare, in qualità di dipendente CSI da diversi anni. Converrà infine con chi ha redatto l'articolo che parlare di privatizzazione "al buio", in assenza di un piano industriale serio che individui scopi e finalità, e svisceri le reali intenzioni di Regione Piemonte nei confronti di CSI e di tutto l'ict piemontese, è un approccio alquanto bizzarro e superficiale, spero non volutamente, alla questione. In un momento in cui le risorse scarseggiano la politica prende la scure e taglia ovunque, dagli asili nido all'informatica, dai trasporti all'istruzione, celando le proprie ataviche responsabilità e avendo cura di preservare e di non mettere in discussione i propri lauti appannaggi, le proprie comode poltrone, i soliti favori agli amici e agli amici degli amici.
    Che si inventino almeno un'altra favola, perchè quella del "privato" che mette a posto tutto l'abbiamo ascoltata fino allo sfinimento. Basta chiedere a tutti coloro che in questi processi sono finiti nel calderone delle "bad companies" da fare a pezzi.
    Giovanni Altigieri
    (invito anche il sig/sig.ra Anonimo a firmarsi : perchè nascondersi dietro un foglio di carta velina?)

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